La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di associazione mafiosa nei confronti dell’ex manager barese delle Case di cura riunite (Ccr), Paolo Biallo (deceduto nel dicembre 2019) e del boss mafioso barese Savino Parisi. Diventa così definitiva la sentenza di assoluzione stabilita dalla Corte di Appello di Bari nel marzo 2019.

I due erano imputati nel processo «Speranza» sul mai provato intreccio tra mafia, affari e politica risalente agli anni '90 nella gestione delle Ccr di Francesco Cavallari, l'allora re Mida della sanità privata pugliese, morto nel gennaio scorso a Santo Domingo.

Nel processo in Cassazione, dopo la morte di Biallo, gli eredi sono stati assistiti da Italia Mendicini (studio Fps). Questa sentenza potrebbe riaprire la strada ad una possibile revisione del processo per Cavallari su richiesta degli eredi.

Cavallari, infatti, è l’unico degli imputati coinvolti in questa vicenda ad aver concordato una pena, perché nel 1995 patteggiò 22 mesi di reclusione per associazione mafiosa, falso in bilancio e corruzione, con conseguente confisca del patrimonio per 350 miliari di lire.

Già in un precedente giudizio di revisione del processo avanzata da Cavallari, la Corte di Appello di Lecce aveva sottolineato l’importanza della sentenza nei confronti di Biallo e Parisi per poter rivalutare la situazione processuale dell’imputato. (ANSA). 


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