Il processo barese a Silvio Berlusconi, imputato per aver pagato le presunte bugie dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini sulle escort, perde il «cuore» del suo impianto accusatorio: tutte le intercetttazioni trascritte sono state dichiarate inutilizzabili. Decine le telefonate: secondo la Procura dimostrerebbero che l’ex presidente del Con- siglio era a conoscenza che le donne «foraggiatissime» portate alle sue cene a palazzo Grazioli fossero lì per prostituirsi. E avrebbe pagato Tarantini per mentire.

Al leader di Forza Italia, cioè, il pm Baldo Pisani (che ha ereditato il fascicolo dalla collega Eugenia Pontassuglia, attuale procuratore di Taranto) contesta di aver pagato le bugie dette da Tarantini ai magistrati baresi che indagavano sulle escort, con mezzo milione di euro, spese legali e l’affitto di un appartamento nel rione Parioli di Roma. Alcune delle telefonate che finiranno al macero hanno un con- tenuto esplicito: «Guarda che hanno tutto per pagarsi tutto da sole queste qua eh», «sono foraggiatissime» disse Berlusconi il 17 ottobre 2008 in una telefonata con Tarantini, dopo che questi gli aveva fatto presente che c’era da sostenere alcuni costi per le donne portate a Roma. Alcune intercettazioni sono già state lette in aula dai finanzieri che hanno fatto le indagini, prima del colpo di scena nell’udienza di ieri. Come quella in cui si parlava dell’invito alla cena del 23 settembre 2008 a Palazzo Grazioli di Carlo Rossella, all’epoca presidente di Medusa e Fabrizio Del Noce, ex direttore di Raiuno. «Sono persone - diceva l’ex premier - che possono far lavorare chi vogliono... ecco quindi le ragazze hanno l’idea di essere di fronte a uomini che possono decidere del loro destino». 

Frasi di cui il giudice Valentina Tripaldi non potrà tenere conto. Con una lunga e articolata ordinanza, ha infatti accolto l’eccezione della di- fesa di Berlusconi, gli avvocati Roberto Eustachio Sisto (studio FPS) e Federico Cecconi, condividendo il ragionamento estremamente tecnico fatto dai legali: non si possono utilizzare intercettazioni autorizzate in altri procedimenti per fatti e reati del tut- to diversi. Come in questo caso. Il contenuto delle presunte dichiara- zioni false o reticenti di Tarantini sulle escort, trascritte nel processo a carico di Berlusconi, cioè, «non è in alcun modo connesso» con i reati ipotizzati nei due procedimenti nell’ambito dei quali quelle intercettazioni erano state disposte: quel- lo barese del 2008 a carico di Tarantini sulle tangenti negli appalti della sanità pugliese e quello della Procura di Napoli per corruzione e riciclaggio a carico di Valter Lavitola, il faccendiere che secondo i pm avrebbe fatto da tramite tra Berlusconi e Tarantini nella consegna del denaro. 

«Non emergono punti di contatto - è scritto nell’ordinanza - tra le dichiarazioni mendaci e i fatti contestati» in quei processi e «in assenza connessione, l’utilizzabilità delle intercettazioni è priva di ogni giustificazione e darebbe luogo a una palese violazione di legge». 

«Grande soddisfazione per la decisione del giudice, frutto di attenta e puntuale valutazione delle nostre richieste, in assoluta linea con la giurisprudenza della Suprema Corte. Quanto accaduto, anche in considerazione del materiale probatorio acquisito, rafforza il nostro convincimento sulla totale estraneità del presidente Berlusconi ai fatti in discussione» ha dichiarato l’avvocato Sisto. 

E così, 15 anni dopo quelle conversazioni e 4 dopo l’inizio del di- battimento, l’accusa resta quasi di- sarmata. Del resto l’ipotesi accusatoria è stata costruita incrociando i verbali con le dichiarazioni di Tarantini risalenti alla fase delle indagini sulle escort, quindi al 2009, con il contenuto - in contrasto - delle intercettazioni, a dimostrazione che l’imprenditore avesse mentito in cambio di «vantaggi». Agli atti ci sono infatti anche i contatti, ottenuti tramite Berlusconi, che l’imprendi- tore barese avrebbe ottenuto con l’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso e poi con Finmeccanica attraverso l’allora presidente Pier Francesco Guarguaglini. Prospettiva di affari svanite nell’estate 2009 dopo le rivelazioni di Patrizia D’Addario sulle feste hot. 

Rimangono agli atti le dichiarazioni dei pochi testimoni già sentiti, come la segretaria e il maggiordomo di Berlusconi, e i verbali acquisiti, compresi quelli di alcune delle don- ne portate alle cene romane. Il 17 febbraio toccherà a Lavitola testimoniare. Il 10 marzo potrebbe sottoporsi ad esame Berlusconi in persone e, dopo di lui, saranno citati gli unici tre testi della difesa (Bertolaso, Guarguaglini e Paolo Berlusconi, fratello dell’ex premier). 

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno